Pinocchio

Festival Acqui in Palcoscenico
Teatro all'Aperto G. Verdi, Acqui Terme

produzione Giardino Chiuso e COB/Opus Ballet
coproduzione Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee e Versiliadanza
in collaborazione con Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino e NCA.Small Theatre, Yerevan
con il sostegno di Mibact, Regione Toscana
interpreti Tamara Aydinyan, Leonardo Diana, Lorenzo Di Rocco, Isabella Giustina, Gianmarco Martini Zani, Stefania Menestrina, Giulia Orlando, Riccardo Papa, Françoise Parlanti, Jennifer Rosati
con la partecipazione di Virginio Gazzolo
coreografia Patrizia de Bari
drammaturgia Tuccio Guicciardini
scenografia e video Andrea Montagnani
costumi Santi Rinciari/Opificio della Moda e del Costume
sound design Daniele Borri
ideazione e realizzazione elemento scenico Takeshi Tamashiro/Lautak
aiuto costumista Marilù Sasso
direzione tecnica Saverio Cona
coordinamento progetto Rosanna Brocanello

Il progetto artistico della compagnia Giardino Chiuso, in collaborazione con COB/Compagnia Opus Ballet, inizia nel 2018 con la volontà di creare uno spettacolo teatro danza su uno dei capolavori della letteratura: Pinocchio. Riproporre un Pinocchio in danza non è mai banale; sul celeberrimo burattino di legno sono state prodotte innumerevoli letture sceniche, dal teatro alla danza, dal musical al cinema, con più o meno fortuna, con più o meno correttezze drammaturgiche, con più o meno rispetto per il fantastico e controverso personaggio collodiano. Ma è proprio questa facoltà camaleontica che ha contribuito a costruire il suo indiscusso successo. Sezionato, ridotto, stravolto, rivolto, Pinocchio riesce sempre, da buona “birba”, a mantenere la sua coerenza, il suo impertinente sguardo di burattino. Il suo buon nome! Grazie a questa generosità interpretativa anche il nostro lavoro vuole far rivivere il suo mondo, ma con una distinta direzione immaginifica e simbolica: Pinocchio si forma, si modella sulle necessità espressive contemporanee, ancora una volta il ceppo di legno prende vita per raccontarsi sotto una luce nuovamente diversa. Le parole di Kleist tratte dal “Teatro delle marionette” che aprono lo spettacolo, affidate all’interpretazione di Virginio Gazzolo, ci danno l’opportunità di collocare il nostro Pinocchio in una lettura intuitivamente riconoscibile. La marionetta si inserisce tra il divino e il terreno, ricreando continuamente quella fase irripetibile che viene spesso coniugata con l’opera d’arte, la stessa condizione soprasensibile dell’artista, che percepisce la realtà con altri punti di vista. Questo legno magico, quindi, misteriosamente e consapevolmente appare nella bottega di Mastro Ciliegia, in attesa di una nascita meravigliosa, intricante e fantastica di un personaggio che trascende inequivocabilmente dal quotidiano e immediatamente pronto per una fuga verso la scoperta e la ingenua curiosità di far parte del mondo. Sincero e dispettoso verso l’umanità, Pinocchio, che in questa lettura è il riflesso dell’artista, scruta curioso e pieno di aspettative tutto quello che accade intorno a lui. Ma le sue disavventure e la sua voglia di libertà lo porteranno, suo malgrado, ad assoggettarsi completamente al mondo terreno, scegliendo di diventare di carne e ossa e accettando l’anonimato nella massificazione, praticamente suicidando la sua parte “divina” per quella umana. Le scene si susseguono incessantemente, senza tregua, in viaggi fantastici e perigliosi alla scoperta delle sensazioni, degli affetti, della giustizia, dell’incerto, dell’amicizia, del tradimento, del divertimento, delle lacrime, della povertà, dell’onestà. Danza, parola, video, musica portano lo spettatore in una dimensione sospesa, coinvolgente e magica cercando di raccontare e difendere la libertà intrinseca di Pinocchio. Un Pinocchio che, come l’artista, guarda il mondo come fosse sempre la prima volta, con occhi ingenui e sempre curiosi. Un’anima pura.

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