L’Imputato non è colpevole

Nuova produzione 2021

messa in scena Tuccio Guicciardini, Patrizia de Bari
riduzione teatrale Tuccio Guicciardini
interpreti Annibale Pavone, Sebastiano Geronimo
voci off Igor Horvat, Alessio Martinoli
costumi Marilù Sasso
consulenza storico documentaristica Fulvio Cortese
fotografia Francesco Spagnuolo, Francesca Di Giuseppe
consulenza per la lingua armena Elen Adamyan
produzione Giardino Chiuso, Fondazione Fabbrica Europa
con il contributo di MiC_Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di San Gimignano_Assessorato alla Cultura
con il patrocinio di Unione degli Armeni d’Italia, Ambasciata della Repubblica d’Armenia in Italia

Il 15 marzo 1921 un turco corpulento cammina per le strade di Berlino. Uno studente armeno, Soghomon Tehlirian, lo raggiunge e lo colpisce mortalmente con una pallottola. La vittima era Talaat Pascià, già Ministro degli Interni e uomo forte del governo dei “Giovani Turchi”, rifugiatosi in Germania dopo la sconfitta dell’impero ottomano nel primo conflitto mondiale e ritenuto il principale responsabile del genocidio armeno. Qualche mese dopo, il 2 e 3 giugno 1921, dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Berlino, viene celebrato il processo a carico di Tehlirian: dopo un intenso e drammatico dibattimento lo studente armeno viene assolto. Ripercorrere oggi gli atti di quel clamoroso processo, cercando di capire perché un omicida venne assolto e la sua vittima moralmente condannata, consente di cogliere, accanto alle motivazioni politiche da cui scaturì quella sentenza, una serie di inconfutabili dati storici che rendono tuttora attuale e non archiviabile la questione armena. Nella riduzione degli atti processuali, la compagnia mette a fuoco l’intenso interrogatorio di Tehlirian, dove emergono gli orrendi racconti dei massacri perpetuati dai turchi verso la popolazione armena e la continua e inesauribile sofferenza del giovane studente, che lo porterà ad una soluzione drammatica ma “necessaria”. Uno spettacolo che dà voce alla storia e alla natura, molte volte inconcepibile, dell’uomo.
L’ambientazione scenica è scarna, essenziale. I due protagonisti, l’imputato e il Presidente, sono volutamente astratti, fuori da ogni contesto temporale, per sottolineare l’universalità e la ripetitività delle storture e delle aberrazioni umane. Le parole prendono corpo e si concretizzano, nude, come testimonianza scolpita nella pietra. La linea drammaturgica porta ad un quesito fondamentale per le nostre coscienze: quale giustizia è giusta? Quella dei codici, delle norme e delle leggi scritte o quella di un’umanità “universale”, una giustizia intima, che nasce dall’anima. La ricerca di ristabilire quanto meno un’idea plausibile di giustizia, affinché la storia non diventi una farsa totale.

Nella ricorrenza del centenario dell’avvenimento, la compagnia Giardino Chiuso vince il bando Così remoti, così vicini – Nuove idee per un teatro a distanza promosso dalla Fondazione Toscana Spettacolo Onlus (FI) e realizza la digitalizzazione in Realtà Virtuale dello spettacolo (Progetto Oculus. L’imputato non è colpevole).

Per vedere il teaser dello spettacolo clicca sul link: L’imputato non è colpevole

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