Le troiane. Il silenzio del pianto

Nuovo allestimento 2022

da Le troiane di Euripide
traduzione di Edoardo Sanguineti

regia Tuccio Guicciardini
movimenti Patrizia de Bari
elementi scenici Andrea Montagnani
luci Lucilla Baroni

per la ripresa è previsto un nuovo cast di 10 artisti tra attori e danzatori

 

“L’espressione più indifferenziata, impotente della lingua, che contiene solo il fiato sensibile” (Benjamin)

L’utilizzo attento del movimento, nella nostra messa in scena delle Troiane di Euripide, diventa una necessaria transizione allo sviluppo della tragedia e sarà la chiave di interpretazione là dove la fisicità sostituirà la parola. Una parola che scivola nell’epopea rovesciata di questa poesia che tende al lamento, che diventa puro lamento, che tende al silenzio. Nel corpo degli attori si misura così, secondo l’arco delle peripezie della tragedia, la transizione dalla parola al fiato: al silenzio.
In particolare il fenomeno, nelle Troiane, si manifesta con una specie di autogerminazione dell’immagine; dimostra come Euripide accarezzi con l’immaginazione ciò che racconta e indugi nella descrizione senza curare troppo il dettaglio narrativo.
Sulla scena, composta da pochi oggetti, domina l’elemento “sale”, funesto anticipatore dell’epilogo della tragedia, della distruzione della città. Lo spargimento del sale sarà l’ultimo suono udibile prima che il deserto si appropri della terra e delle inesauribili lacrime mai completamente represse.
Raccontando e descrivendo lo sviluppo drammaturgico delle Troiane in una serie di quadri solo formalmente connessi l’uno con l’altro, si lascia l’emozione all’immaginazione e al silenzio, dove “chi assiste deve essere in grado di comprendere il muto e udire il taciturno…”
In una tragedia come Le Troiane c’è una concezione del mondo che non lascia spazio a un intervento sulla realtà esterna e trova il suo sbocco naturale nel lamento. Una vera e propria “poetica del pianto”.

“È pazzo il mortale che saccheggia le città
e le chiese e le tombe, le cose sacre dei defunti,
e ne fa un deserto: e dopo, è lui che è andato in rovina”

Lo spettacolo ha debuttato ai Festival Magna Grecia e Segesta nel 2007.

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