The beat of freedom

Marta Cuscunà
Chiesa di San Lorenzo in Ponte, San Gimignano

Letture dal libro “Io sono l’ultimo. Lettere di partigiani italiani
A cura di Giacomo Papi, Stefano Faure, Andrea Liparoto
Di e con Marta Cuscunà
Assistente Marco Rogante
Cura e promozione Centrale Fies, nell’ambito del progetto Fies Factory

Io sono l’ultimo. Lettere di partigiani italiani” è nato quando Annita Malavasi, la partigiana “Laila”, ha cominciato a parlare d’amore. Ci teneva a dire una cosa, soprattutto: fu tra i partigiani che, per la prima volta, uomini e donne ebbero pari dignità e che l’uguaglianza sancita dalla Costituzione a guerra finita, non fu un regalo ma una conquista e un riconoscimento. La sua testimonianza fu pubblicata su “D – La Repubblica”. Poi arrivarono molte lettere. Alcune erano di vecchi partigiani, e parlavano d’amore. Una collezione di esperienze che delinea il profilo di un’autobiografia collettiva di giovani accomunati dall’aver condiviso un tempo e un Paese che a un certo punto sentirono l’esigenza di cambiare.
“La libertà era nei monti, per la prima volta riuscivamo a sentirla e picchiava nella testa”. Da questa frase di Nello Quartieri, nome di battaglia “Italiano”, è nato The Beat of Freedom. La libertà come pulsazione, come battito che scuote. Un ritmo nuovo, che sconvolge e che parla di giovinezza e ribellione. Le parole dei partigiani hanno iniziato a risuonarmi inaspettatamente rock e le loro voci si sono intrecciate con quelle di Patti Smith, Lou Reed, Alanis Morisette, i Green Day. Ne è uscita una partitura che scavalca i confini della storia e unisce tre generazioni, un racconto corale per i ragazzi e le ragazze di oggi, sul sogno rock di un Paese di persone uguali nei diritti e libere.
Marta Cuscunà

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