L’imputato non è colpevole

Giardino Chiuso, Fondazione Fabbrica Europa
Giardino Beconcini, Piazza Pecori, San Gimignano (SI)

Processo a Soghomon Tehlirian
Tratto dagli Atti del processo “Talaat Pascià”

messa in scena Tuccio Guicciardini, Patrizia de Bari
riduzione teatrale Tuccio Guicciardini
interpreti Annibale Pavone, Sebastiano Geronimo
voci off Igor Horvat, Alessio Martinoli Ponzoni
giuria Andrea Di Bari, Giuliana Di Bari, Lodovico Guicciardini, Eleonora Macchi, Domenico Nuovo, Simonetta Repetto
costumi e trucco Marilù Sasso
produzione video vr Andrea Montagnani, Daniele Sacchi
stiching e post-produzione pupillaquadra
post-produzione audio Incautamente
sviluppo software vr e gestione piattaforma software per Panacea srl Marco Giammetti, Vincenzo Fabiano, Antonella Montibello
consulenza storico documentaristica Fulvio Cortese
​​documentazione video e foto Sofia Giuntini, Edoardo Romeo
consulenza per la lingua armena Elen Adamyan
collaborazione al progetto Donato Montibello
produzione Giardino Chiuso, Fondazione Fabbrica Europa
con il contributo di MiC_Ministero della Cultura, Regione Toscana
con il sostegno di Fondazione Toscana Spettacolo e Regione Toscana – progetto Così remoti, così vicini – Nuove idee per un teatro a distanza
con il patrocinio di Ambasciata della Repubblica d’Armenia in Italia e Unione degli Armeni d’Italia
PRIMA NAZIONALE

Il 15 marzo 1921 un turco corpulento cammina per le strade di Berlino. Uno studente armeno, Soghomon Tehlirian, lo raggiunge e lo colpisce mortalmente con una pallottola. La vittima era Talaat Pascià, già Ministro degli Interni e uomo forte del governo dei “Giovani Turchi”, rifugiatosi in Germania dopo la sconfitta dell’impero ottomano nel primo conflitto mondiale e ritenuto il principale responsabile del genocidio armeno. Qualche mese dopo, il 2 e 3 giugno 1921, dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Berlino, viene celebrato il processo a carico di Tehlirian: dopo un intenso e drammatico dibattimento lo studente armeno viene assolto. Ripercorrere oggi gli atti di quel clamoroso processo, cercando di capire perché un omicida venne assolto e la sua vittima moralmente condannata, consente di cogliere, accanto alle motivazioni politiche da cui scaturì quella sentenza, una serie di inconfutabili dati storici che rendono tuttora attuale e non archiviabile la questione armena. Nella riduzione degli atti processuali, la compagnia mette a fuoco l’intenso interrogatorio di Tehlirian, dove emergono gli orrendi racconti dei massacri perpetuati dai turchi verso la popolazione armena e la continua e inesauribile sofferenza del giovane studente, che lo porterà ad una soluzione drammatica ma “necessaria”. Uno spettacolo che dà voce alla storia e alla natura, molte volte inconcepibile, dell’uomo.
L’ambientazione scenica è scarna, essenziale. I due protagonisti, l’imputato e il Presidente, sono volutamente astratti, fuori da ogni contesto temporale, per sottolineare l’universalità e la ripetitività delle storture e delle aberrazioni umane. Le parole prendono corpo e si concretizzano, nude, come testimonianza scolpita nella pietra. Come contraltare una giuria connotata negli anni ’20, contemporanea agli avvenimenti storico-sociali dell’epoca, assiste al dibattimento. E’ una giuria “grottesca”, consapevole che il verdetto emesso dovrà essere ripetuto ancora, ancora… in tutte le latitudini del mondo, per anni, forse per sempre. La linea drammaturgica porta ad un quesito fondamentale per le nostre coscienze: quale giustizia è giusta? Quella dei codici, delle norme e delle leggi scritte o quella di un’umanità “universale”, una giustizia intima, che nasce dall’anima. La ricerca di ristabilire quanto meno un’idea plausibile di giustizia, affinché la storia non diventi una farsa totale.
Nella ricorrenza del centenario dell’avvenimento, lo spettacolo viene digitalizzato per la Realtà Virtuale (RV), e sarà visibile con i visori All-in One Oculus Quest 2 indossabili sul viso su piattaforma Oculus.
L’obiettivo della proposta in digitale è quello di offrire la possibilità di partecipazione a distanza ed assicurare esperienze innovative legate al Teatro e alla Danza, attraverso la riproduzione a 360° in Virtual Reality che permette un’esperienza totalmente immersiva. Il progetto vince nel 2020 il bando promosso da Fondazione Toscana Spettacolo Onlus e Regione Toscana “Così remoti, così vicini – Nuove idee per un teatro a distanza”.

Si potrà assistere allo spettacolo virtuale su prenotazione, con due postazioni Oculus disponibili, con la possibilità di vedere tutto il lavoro o alcuni capitoli a scelta dello spettatore.
I capitoli sono 5:
Dispacci del governo Turco di Talaat Pascià nei confronti del popolo armeno (durata 5 minuti 10 secondi)
Racconto dei massacri al popolo armeno (durata 11 minuti)
Viaggio di fuga di Soghomon Tehlirian (durata 9 minuti 15 secondi)
Dibattimento processo a Sogomon Tehlirian dell’omicidio di Talaat Pascià (durata 11minuti 20 secondi)
Arringhe, Avvocato difensore e Pubblico Ministero e verdetto del processo (durata 9 minuti 13 secondi)
La visione dello spettacolo intero dura 48 minuti

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