LA GUERRA SVELATA DI CASSANDRA, ALETHEIA

Nutrimenti Terrestri
Palco della Rocca di Montestaffoli

 

di Salvatore Ventura
regia Alessio Pizzech
con Gaia Aprea
costumi supervisione Gianluca Sbicca
musiche Dario Arcidiacono
contributi Video Andrea Montagnani
voce di Enea Tommaso Garrè
corpo di Enea Giovanni Boni
assistente alla regia Adriana Mangano
produzione Nutrimenti Terrestri, Giardino Chiuso/Orizzonti Verticali
in collaborazione con Mythos Troina Festival
con il Sostegno di Mic, Regione Sicilia, Regione Toscana

La Guerra svelata di Cassandra ovvero come descrivere la guerra e i suoi orrori, attraverso gli occhi di una donna e raccontarne così le motivazioni tutte maschili, nonché le menzogne e le falsità che intorno ad essa si costruiscono come giustificazioni, ieri come oggi.
Il Mito di Cassandra continua a essere uno strumento di rilettura delle contraddizioni della storia che attraversiamo come uomini, ed ha rappresentato una lente d’ingrandimento per cercare un senso, una luce per i tempi bui. Dopo tanti omaggi letterari a questo straordinario personaggio, il giovane Salvatore Ventura si cimenta nella composizione di un pezzo di teatro estremamente denso di emozioni. La Cassandra, a cui darà voce e corpo Gaia Aprea, è creatura dell’oggi ed articola un monologo teatrale originale nella forma della scrittura e straordinariamente carico di rimandi alla cronaca quotidiana.


by Salvatore Ventura
directed by Alessio Pizzech
with Gaia Aprea
costume supervision Gianluca Sbicca
music by Dario Arcidiacono
video contributions Andrea Montagnani
voice of Aeneas Tommaso Garrè
body of Aeneas Giovanni Boni
assistant director Adriana Mangano
produced by Nutrimenti Terrestri, Giardino Chiuso / Orizzonti Verticali
in collaboration with Mythos Troina Festival
with the support of MiC, Region of Sicily, Region of Tuscany

La Guerra svelata di Cassandra or how to describe war and its horrors through the eyes of a woman—and in doing so, to expose its male-driven motivations, the lies and falsehoods constructed around it as justification, both then and now. The myth of Cassandra remains a powerful lens for rereading the contradictions of history—our history—and has always offered a magnifying glass in search of meaning, a glimmer of light in dark times. After countless literary homages to this extraordinary figure, the young playwright Salvatore Ventura has crafted a piece of theatre that is rich with emotion. The Cassandra brought to life—body and voice—by Gaia Aprea is a woman of today, delivering a monologue that is both formally original and deeply rooted in the urgency of our daily news.


— Note di regia —

La Guerra svelata di Cassandra ovvero come descrivere la guerra e i suoi orrori, attraverso gli occhi di una donna e raccontarne così le motivazioni tutte maschili, nonché le menzogne e le falsità che intorno ad essa si costruiscono come giustificazioni, ieri come oggi.

Il Mito di Cassandra continua a essere uno strumento di rilettura delle contraddizioni della storia che attraversiamo come uomini, ed ha rappresentato una lente d’ingrandimento per cercare un senso, una luce per i tempi bui. Dopo tanti omaggi letterari a questo straordinario personaggio, Salvatore Ventura si cimenta nella composizione di un pezzo di teatro estremamente denso di emozioni.

Il giovane drammaturgo palermitano dà una lettura di Cassandra che mutua aspetti dalle tante versioni letterarie del personaggio classico, in primis Christa Wolf, ma ne costruisce una visione autonoma e tratteggia una figura di donna, perfettamente calata nelle contraddizioni di questo nostro tempo. La Cassandra, a cui darà voce e corpo Gaia Aprea, è creatura dell’oggi ed articola un monologo teatrale originale nella forma della scrittura e straordinariamente carico di rimandi alla cronaca quotidiana.
Le parole di Ventura, contrappuntate dallo spazio sonoro di Dario Arcidiacono, costruiscono un flusso di coscienza che riscrive la vicenda conosciuta della profetessa di Apollo, figlia di Priamo.

Cassandra si pone in dialogo con il pubblico del presente, lo vuole scuotere dal silenzio colpevole e affermare la necessità delle parole, del racconto, del disvelare una verità, del muovere una coscienza che possa opporsi al pensiero dominante. La Cassandra di Ventura torna sulla scena ormai spogliata violentemente della sua verginità, alla ricerca di un perdono di sé stessa per non essere stata capace di fermare quella guerra, per non essere riuscita a farsi ascoltare nella sua azione profetica.

Cassandra del 2025, vuole farsi esempio per noi, monito per i nostri assordanti silenzi e mi piace così immaginarla tra le strade bombardate di Kiev o tra le macerie di Gaza o tra le fila di uomini e donne massacrati in qualche parte della terra. Questa Cassandra è alla ricerca di un senso del proprio stare nel mondo e si ricongiungerà a quella sé stessa bambina, persa nei rumori di un conflitto familiare, nel disperato tentativo di compiere un atto catartico che tagli definitivamente con il perpetuarsi del sangue e della morte come unico orizzonte possibile. Cassandra, tornata nel mondo dei vivi, alle prese con i ricordi, con oggetti testimoni della propria esistenza traumatica, è affamata di vita, sedotta dal ricordo di Enea che si è salvato dalla fine della Città di Troia.

Ricordando il corpo ed il volto di Enea, Cassandra prova così ad ergersi al di sopra del racconto di morte e distruzione; il legame erotico, di profonda amicizia, che la unisce a Enea, rappresenta una forza indelebile, che nella sua memoria, resiste agli orrori di una terra distrutta, di un cimitero di familiari massacrati dal nemico, a un destino di violenza che lega vincitori e vinti.

La Cassandra di Ventura invoca così il teatro, lo evoca come fonte di resistenza, di speranza, come atto finale di testimonianza che vuole disvelare a noi l’ipocrisia della famiglia umana, l’irresponsabilità di chi decreta l’inizio del conflitto e ne determina il perpetrarsi. Cassandra quindi, diviene voce che si oppone all’indifferenza, usa la parola come arma, con quell’incedere poetico di chi porta con sé una verità per troppo tempo sopita e ci dice quanto mai sia importante oggi, il rito del teatro.

Alessio Pizzech 

— Director’s Notes —

La Guerra svelata di Cassandra, or how to describe war and its horrors through the eyes of a woman—and thus expose its male logic, and the many lies constructed to justify it, in the past as in the present. The myth of Cassandra is still a tool to examine the contradictions of human history, and it has long served as a lens through which to seek clarity and meaning in darkness. After many literary tributes to this character, Salvatore Ventura brings forth a piece of theatre bursting with emotion.

The young playwright from Palermo offers a version of Cassandra shaped by the many literary interpretations before him—most notably that of Christa Wolf—while creating an autonomous, modern figure: a woman immersed in the contradictions of our time. Gaia Aprea embodies this Cassandra of today in an original theatrical monologue, full of echoes from the contemporary world.

Ventura’s words, punctuated by Dario Arcidiacono’s sound design, form a stream of consciousness that reimagines the well-known tale of Apollo’s prophetess, daughter of Priam.
Cassandra directly addresses the audience of today—seeking to shake us out of our guilty silence, asserting the need for speech, for testimony, for truth-telling, for awakening a conscience that can resist dominant narratives.

Ventura’s Cassandra returns to the stage violently stripped of her virginity, in search of self-forgiveness for failing to stop the war, for being unable to make her prophetic voice heard.

This Cassandra of 2025 becomes a warning, an example, for us and our deafening silences. I imagine her walking the bombed streets of Kyiv, among the rubble of Gaza, or amidst the slaughtered in some other corner of the world. This Cassandra searches for meaning in her existence and ultimately reunites with her childhood self, lost amid the noise of a family conflict, in a desperate act of catharsis—cutting once and for all the cycle of bloodshed and death as the only possible horizon. She returns to the world of the living, haunted by memories and by objects that bear witness to her trauma. She is ravenous for life, seduced by the memory of Aeneas, who escaped the fall of Troy.

By remembering Aeneas’s body and face, Cassandra attempts to rise above the narrative of death and destruction. The bond—erotic and deeply friendly—she shares with Aeneas is an unshakable force that, in her memory, survives the horror of a ravaged land and a cemetery of loved ones massacred by the enemy; a fate of violence linking victors and vanquished alike.

Ventura’s Cassandra calls upon theatre itself—evoking it as a source of resistance, of hope, as the ultimate act of testimony to reveal the hypocrisy of the human family and the irresponsibility of those who ignite and perpetuate conflict.

Cassandra becomes a voice that defies indifference, using words as weapons—with a poetic cadence, carrying a long-silenced truth—and reminds us of the importance of theatre as a ritual today.

Alessio Pizzech


— Note dell’autore —

La scrittura è l’unico modo che ho per tradire la realtà che mi circonda. O almeno ne è il punto di partenza. Il teatro è il luogo dove metto questa pratica in atto. Faccio teatro per recuperare dalla memoria la natura umana, con i suoi gesti. Sia quelli possibili che quelli impossibili, ed il teatro, attraverso i suoi simboli, segna un linguaggio universale dove scopro, valicando quel confine, dei valori che l’umanità non ha ancora trovato. La potenza della parola, quando è detta, mi trasmette sempre quello stupore necessario ad apprendere qualcosa di nuovo, ribaltarlo verso un’altra prospettiva. La verità di Cassandra è il racconto di uno svelamento, quello svelamento che tende il filo della verità al punto tale da trasfigurare la realtà che mi circonda. Per cui ho scelto di avvicinarmi a questo racconto attraverso gli occhi di un personaggio come quello di Cassandra per rievocare quel respiro del classico che svela il presente. Interrogandomi sui temi della guerra, delle diversità, del rapporto tra genitori e figli, del viaggio, della libertà e mettendo assieme questi ingredienti ho cercato di aggiungere alla voce del personaggio un tono di modernità epica seguendo lo stile della slam poetry, alternandolo a quello della narrazione classica.

La scelta che mi ha spinto a rispettare questa strada mi è stata suggerita dalla stessa storia che avevo intenzione di raccontare: il personaggio vive in due tempi differenti, ben definiti, il momento esatto in cui sta per morire e quello in scena con noi, spingendomi ad utilizzare questa dualità di linguaggi, come due facce della stessa medaglia, due fazioni nemiche con ognuna le proprie ragioni, il noi e il loro. Riuscendo a riassumerne l’arco narrativo in un ritmo cadenzato ed in crescendo. La materia che propongo quindi non è la riscrittura di un mito come quello della guerra di Troia bensì un pretesto per interrogarci sulla contemporaneità, cercando di scoprire insieme se il futuro ha un cuore antico.

Salvatore Ventura 

— Author’s Notes —

Writing is the only way I have to betray the reality that surrounds me—or at least, it’s the starting point. Theatre is the place where I put this practice into action. I make theatre to recover the human essence from memory, through gestures—possible and impossible alike. Theatre, with its symbols, speaks a universal language in which I can discover, by crossing that boundary, values humanity has not yet grasped.

The power of a spoken word always gives me that vital sense of wonder—allowing me to learn something new and flip it toward another perspective. Cassandra’s truth is the tale of an unveiling, stretching the thread of truth to the point of transforming the world around me.

I chose to approach this story through the eyes of a figure like Cassandra to revive that classical breath that reveals the present. I explored the themes of war, difference, parent-child relationships, journey, and freedom—and in weaving them together, I sought to give Cassandra’s voice a modern epic tone, inspired by slam poetry and alternating with classical storytelling.

The decision to follow this path came directly from the story I wished to tell: the character lives in two distinct temporalities—her final moment before death, and her presence on stage with us. This led me to adopt a dual language, like two sides of the same coin, two opposing factions, each with its own reasons: us and them.

The resulting narrative arc takes the form of a steady, escalating rhythm. What I offer here is not a retelling of the myth of the Trojan War, but rather a pretext to question our contemporary world—seeking to discover whether the future still has an ancient heart.

Salvatore Ventura 

— Un pensiero dell’attrice —

“PERCHE’ ANCORA CASSANDRA” 

Il mito continua sempre a parlare ed a prendere nuove forme, parla attraverso le pareti sottili dei fogli che ne racchiudono il racconto, le attraversa in un viaggio nel tempo e ci riappare mutato ed identico. L’idea di mettere in scena Cassandra, fatta rivivere dalla penna di un giovane autore, Salvatore Ventura, nasce da questa esigenza. La penna di un giovane ragazzo intriso di cultura classica mi ha svelato un aspetto oggi disperatamente attuale: l’urlo che cerca di fermare la Guerra prima che essa esploda, non viene mai ascoltato. Si tratta di un urlo talvolta esplicito, talvolta sotterraneo, imploso, ma che nei secoli ha sempre preceduto lo scoppio di un conflitto. Tutto si sarebbe potuto evitare, a posteriori, tutto era ancora salvabile, un attimo prima che i fatti si compissero. Sarebbe bastato ascoltare la voce che grida un attimo prima, quella voce di Cassandra che alberga in ognuno di noi nell’attimo prima che tutto si compia. Qui Cassandra non piange per lei, piange per l’umanità tutta, sorda oggi come allora al richiamo di pace, a quel richiamo cui le donne talvolta sono più sensibili. Cassandra qui si macera per l’incapacità di convincere il mondo che bisogna fermarsi prima che l’irreparabile si compia. Un viaggio nel mito attraverso un monologo, un flusso di coscienza , in perenne bilico tra il presente che ancora si deve compiere e la coscienza del passato che nulla insegna. 

Gaia Aprea 

— A Thought from the Actress —

“WHY CASSANDRA, AGAIN”

The myth keeps speaking. It keeps transforming. It speaks through the thin pages that hold its story, crossing time to reappear both changed and unchanged. The idea to bring Cassandra to the stage—revived through the pen of young writer Salvatore Ventura—came from this need. The pen of a young man steeped in classical culture revealed something heartbreakingly relevant: the scream that tries to stop war before it begins is never heard. That scream—sometimes overt, sometimes hidden or imploded—has always come before conflict. In hindsight, everything could have been avoided. Everything was still salvageable a moment before it happened. All it would have taken was listening to that voice crying out just before—the voice of Cassandra that lives in each of us in that moment before all is lost. This Cassandra does not weep for herself. She weeps for all of humanity, deaf now as then to the call for peace—a call to which women, at times, are more attuned. She is tormented by her inability to convince the world to stop before the irreversible happens. A journey through myth in a monologue—a stream of consciousness suspended between a future yet to unfold and a past whose lessons remain unlearned.

Gaia Aprea 


INFO, PRENOTAZIONI E PREVENDITE

Pro Loco San Gimignano: 0577 940008 ׀ info@sangimignano.com ׀ www. sangimignano.com

Giardino Chiuso: 353 4592075 ׀ prenotazioniov@gmail.com

Visualizza la mappa

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi