
new 2026 production
choreography by Patrizia de Bari dramaturgy by Tuccio Guicciardini cast to be announced set design and video by Andrea Montagnani press and media relations by Pina Izzi costumes by Santi Rinciari/Opificio della Moda e del Costume and Marilù Sasso sound design by Daniele Borri scenic element by Takeshi Tamashiro / Lautak coordination of the project by Rosanna Brocanello technical management by Saverio Cona production by Giardino Chiuso COB/Opus Ballet coproduction by Fondazione Fabbrica Europa Versiliadanza in collaboration with Fondazione Teatro della Toscana/Teatro della Pergola project supported by Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino/Opera di Firenze and NCA.Small Theatre Yerevan with the contribution of MiC_Ministry of Italian Culture, Tuscany Region
Giardino Chiuso Company and COB/Opus Ballet Company began, in 2018, an artistic collaboration to create a dance-theatre performance based on one of the masterpieces of world literature: Pinocchio. The famous wooden puppet has inspired countless stage interpretations — from theatre to dance, from musical to cinema — with varying degrees of success, dramaturgical precision, and respect for Collodi’s fantastic and controversial character. Yet it is precisely this chameleon-like quality that has ensured Pinocchio’s enduring success. Dissected, reduced, distorted, reinvented — Pinocchio always manages, like the mischievous rascal he is, to maintain his integrity, his impertinent puppet’s gaze, his good name. It is thanks to this interpretative generosity that our work also seeks to bring his world to life once again, but with a distinctly imaginative and symbolic direction. Pinocchio takes shape, molded by contemporary expressive needs — once again, the wooden log comes to life to tell its story from a renewed and different perspective.
The staging draws inspiration from On the Marionette Theatre by Heinrich von Kleist, the German poet, playwright, and writer. His philosophical vision allows us to place our Pinocchio within an intuitively recognizable framework: the marionette exists between the divine and the earthly, constantly recreating that unique and unrepeatable moment often associated with the work of art itself — the same supersensible condition as that of the artist, who perceives reality from alternative viewpoints. This magical wood, therefore, mysteriously and consciously appears in Mastro Geppetto’s workshop, awaiting the marvelous, intricate, and fantastic birth of a character who unmistakably transcends the everyday, immediately ready to escape toward discovery, driven by a naïve curiosity to become part of the world. Sincere yet mischievous toward humanity, Pinocchio — who, in this interpretation, mirrors the figure of the artist — observes everything around him with curiosity and expectation. Yet his misadventures and his longing for freedom will ultimately lead him to surrender completely to the material world, choosing to become flesh and blood, accepting anonymity within mass society — effectively sacrificing his “divine” essence for a human one. Scenes follow one another relentlessly, in fantastic and perilous journeys through sensations, emotions, affection, justice, uncertainty, friendship, betrayal, joy, tears, poverty, and honesty. A Pinocchio who, like the artist, looks at the world as if for the very first time — with innocent and ever-curious eyes. A pure soul.
Dance, spoken word, video, and music carry the audience into a suspended, engaging, and magical dimension, striving to narrate and defend Pinocchio’s intrinsic freedom. Our work unfolds in a constant interplay of light and shadow, evoking Collodi’s time through its atmosphere and imagery, while simultaneously projecting the performance into the contemporary world — through an abstraction that is essential to our artistic identity. The video component, strictly in black and white, reintroduces the original illustrations by Enrico Mazzanti from the first edition of the book, published in 1882.
nuova produzione 2026
coreografia Patrizia de Bari drammaturgia Tuccio Guicciardini con la partecipazione di Virginio Gazzolo interpreti Tamara Aydinyan, Leonardo Diana, Lorenzo Di Rocco, Isabella Giustina, Gianmarco Martini Zani, Stefania Menestrina, Giulia Orlando, Riccardo Papa, Françoise Parlanti, Jennifer Rosati scenografia e video Andrea Montagnani costumi Santi Rinciari/Opificio della Moda e del Costume sound design Daniele Borri ideazione e realizzazione elemento scenico Takeshi Tamashiro/Lautak aiuto costumista Marilù Sasso direzione tecnica Saverio Cona coordinamento progetto Rosanna Brocanello produzione Giardino Chiuso e COB/Opus Ballet coproduzione Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee e Versiliadanza in collaborazione con Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino e NCA.Small Theatre, Yerevan con il sostegno di MiC, Regione Toscana
Il progetto artistico della compagnia Giardino Chiuso, in collaborazione con COB/Compagnia Opus Ballet, inizia nel 2018 con la volontà di creare uno spettacolo di teatro danza su uno dei capolavori della letteratura: Pinocchio.
Riproporre un Pinocchio in danza non è mai banale; sul celeberrimo burattino di legno sono state prodotte innumerevoli letture sceniche, dal teatro alla danza, dal musical al cinema, con più o meno fortuna, con più o meno correttezze drammaturgiche, con più o meno rispetto per il fantastico e controverso personaggio collodiano. Ma è proprio questa facoltà camaleontica che ha contribuito a costruire il suo indiscusso successo. Sezionato, ridotto, stravolto, rivolto, Pinocchio riesce sempre, da buona “birba”, a mantenere la sua coerenza, il suo impertinente sguardo di burattino. Il suo buon nome!
Grazie a questa generosità interpretativa anche il nostro lavoro vuole far rivivere il suo mondo, ma con una distinta direzione immaginifica e simbolica: Pinocchio si forma, si modella sulle necessità espressive contemporanee, ancora una volta il ceppo di legno prende vita per raccontarsi sotto una luce nuovamente diversa.
Le parole di Kleist tratte dal “Teatro delle marionette” che aprono lo spettacolo, affidate all’interpretazione di Virginio Gazzolo, ci danno l’opportunità di collocare il nostro Pinocchio in una lettura intuitivamente riconoscibile. La marionetta si inserisce tra il divino e il terreno, ricreando continuamente quella fase irripetibile che viene spesso coniugata con l’opera d’arte, la stessa condizione soprasensibile dell’artista, che percepisce la realtà con altri punti di vista.
Questo legno magico, quindi, misteriosamente e consapevolmente appare nella bottega di Mastro Ciliegia, in attesa di una nascita meravigliosa, intricante e fantastica di un personaggio che trascende inequivocabilmente dal quotidiano e immediatamente pronto per una fuga verso la scoperta e la ingenua curiosità di far parte del mondo.
Sincero e dispettoso verso l’umanità, Pinocchio, che in questa lettura è il riflesso dell’artista, scruta curioso e pieno di aspettative tutto quello che accade intorno a lui. Ma le sue disavventure e la sua voglia di libertà lo porteranno, suo malgrado, ad assoggettarsi completamente al mondo terreno, scegliendo di diventare di carne e ossa e accettando l’anonimato nella massificazione, praticamente suicidando la sua parte “divina” per quella umana.
Le scene si susseguono incessantemente, senza tregua, in viaggi fantastici e perigliosi alla scoperta delle sensazioni, degli affetti, della giustizia, dell’incerto, dell’amicizia, del tradimento, del divertimento, delle lacrime, della povertà, dell’onestà. Danza, parola, video, musica portano lo spettatore in una dimensione sospesa, coinvolgente e magica cercando di raccontare e difendere la libertà intrinseca di Pinocchio. Un Pinocchio che, come l’artista, guarda il mondo come fosse sempre la prima volta, con occhi ingenui e sempre curiosi. Un’anima pura.
Clicca sul link per vedere un estratto di Pinocchio
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